Wednesday, June 27, 2012

Fegato sano. Alveo ed effetto della sinergia.


Fegato sano. Alveo ed effetto della sinergia*:

Per saperne di più entra nel sito:  http://erbedellasalute.elitaris.com/

Frammenti della conferenza tenuta da dott. Sohrab Khoshbin durante l'incontro in Polonia nel 2010.

"Durante i 25 anni della mia pratica clinica, ho potuto constatare, che la maggior parte della gente soffre a causa dell'intossicazione dell'organismo causata da tossine e uno scorretto funzionamento del sistema immunitario.
La storia di Alveo è cominciata con una miscela di cinque erbe, che somministravo ai miei pazienti. In base alla loro opinione, modificavo la ricetta – toglievo alcune erbe ne aggiungevo alcune altre. Così con questo metodo, dopo 25 anni è nato Alveo.

Il lavoro per ottenere Alveo:

Ognuna delle 26 erbe svolge una funzione diversa. Di conseguenza mi aspettavo che Alveo, avendo un' ampio raggio di utilizzo, aiutasse nei diversi disturbi. Ma quando si usa una miscela di erbe, bisogna prendere in considerazione un nuovo effetto, quello della sinergia*. Cioè quando mescoliamo le medicine, esse possono cominciare ad agire in un modo che non avevamo previsto.

Il primo effetto che mi aspettavo dalla somministrazione della formula di Alveo era la disintossicazione. Le 26 erbe contenute nel prodotto, effettivamente purificano l'organismo dalle tossine. Contavo anche sul rafforzamento del sistema immunitario, il quale è particolarmente importante per il nostro organismo, dato che quando viene meno, ci espone alle varie malattie.

Vale la pena di ricordare anche l'effetto della rivitalizzazione, che ha luogo grazie alla disintossicazione. Più forte è l'organismo, megio si difende dalle malattie. Mi aspettavo anche la purificazione e lo schiarimento della pelle. Ma contavo sopratutto sul fatto che purificasse il fegato. E' l'organo più importante del nostro corpo e se non funziona bene, tutto l'organismo ne riceve un'influenza negativa.

Il fegato sano.

Oggigiorno praticamente non esiste una persona con il fegato sano.
Questo è causato dall'inquinamento dell'aria, della terra ed il cibo profondamente trasformato ed elaborato. Se siamo troppo nervosi, soffriamo di bruciori allo stomaco, non abbiamo appetito oppure mangiamo troppo ed ingrassiamo – sono i sintomi legati allo scorretto funzionamento del fegato. Alveo rimuove le tossine da tutto l'organismo, quindi anche dal fegato e nello stesso tempo ci fornisce tutte le necessarie vitamine e minerali. Il nostro prodotto è adeguato anche per le persone che godono di buona salute, visto che previene le malattie. E' opportuno sottolineare che Alveo aiuta nel corretto trasporto dell'ossigeno in tutte le cellule dell'organismo. Lo prende nei polmoni e lo trasmette ad ogni cellula del nostro corpo e come ben sappiamo, senza non siamo in grado di funzionare correttamente.

Alveo aiuta a liberarsi dalle allergie perchè purifica l'organismo. Aiuta anche a ripristinare la corretta flora batterica che fa parte di ogni organismo.

Accelera la cura delle ferite e il rinnovamento dei tessuti. Facilita la digestione, dato che controlla la sovrapproduzione dei succhi gastrici. Aiuta a prevenire e curare le infezioni.Alveo è un potente antiossidante e grazie a ciò, permette di mantenerci giovani più a lungo.

La sua caratteristica singolare consiste nel fatto che il 100% va nella circolazione e poi nelle cellule. Creando la formula del prodotto prevedevo le proprietà esposte sopra, ma durante 5 anni dalla sua esistenza sul mercato ho ricevuto notizie che riguardano nuovi effetti - gli effetti della sinergia.

Personalmente ho incontrato un paziente, un bimbo che dopo due mesi di assunzione di Alveo, è guarito dall'epilessia. Avevamo casi di infiammazione dello stomaco, pesanti costipazioni e altri problemi legati alla digestione che sono scomparsi dopo alcuni mesi di assunzione di Alveo. 

Come sappiamo, il prodotto aiuta anche le persone che soffrono di mal di testa, problemi della pelle e tanti altri. Abbiamo dei pazienti che dopo l'assunzione di Alveo si sono liberati dai problemi di fegato."

Per saperne di più entra nel sito:  http://erbedellasalute.elitaris.com/

Alla salute!
-------------
Sogna-Agisci-Ottieni
Isabella

Tuesday, July 13, 2010

Come curarsi dalle allergie. Rimedi naturali e sani.


Intervista con Dott. Jaromir Bertlik (Canada). Tradotta letteralmente dall’inglese.
La medicina d’oggi si sviluppa molto velocemente, dispone con sempre più mezzi e le possibilità ma nonostante quelli il tasso delle persone malate cresce. Che cosa sta causando questa situazione?
Al peggioramento di stato della società d’oggi influisce lo stile di vita. Troppa fretta, le sostanze chimiche alimentari, mancanza di tempo per poter rilassarsi. I prodotti alimentari che usiamo oggi sono di una qualità inferiore a quelli di p.e. cinquanta anni fa. Sempre più persone soffrono per esempio d’allergia al latte ed i prodotti lattici. E’ perché nel settore alimentare sono utilizzati antibiotici, ormoni e sostanze chimiche varie. Le persone con gli alimenti ricevono una quantità alta di tossine. L’organismo non riesce a farcela con esse. Questo causa tante malattie.
Come influisce allo stato della nostra salute la nostra psichica?
Molto notevolmente perché la psichica influisce alla chimica del cervello che di seguito influisce alla nostra salute. Spesso succede che per lo stress inizia a mancare il bilancio giusto nella chimica del nostro organismo e questo comporta delle conseguenze gravi. Dobbiamo necessariamente trovare il tempo per l’igiene psichica, lo stile di vita sano e relax.
Come Alveo influisce al sistema nervoso centrale (SNC)?
Uno degli scopi principali di Alveo è la purificazione dell’organismo, soprattutto del fegato e del sistema digestivo. Il fegato è una specie di sistema di filtrazione, con i polmoni e i reni trova le tossine e le elimina. Quando nell’organismo si trovano meno tossine assieme col SNC è più pulito e funziona meglio. Questo influisce positivamente agli spazi intercellulari che sono meglio ossigenati. Migliora anche il metabolismo di ossigeno, idrogeno, dei minerali e di tutte le altre sostanze. Grazie a quello uomo si sente meglio perché tutto l’organismo è correttamente ossigenato e nutrito.
Come Alveo migliora il processo di omeostasi?
L’omeostasi è un bilancio stabile delle reazioni chimiche nell’organismo. Le cellule devono utilizzare in maniera migliore le sostanze alimentari fornite, così funzionano bene. Però quando manca qualche sostanza, p.e. potassio, magnesio o sodio iniziano i problemi. Le cellule lo accumulano dentro e noi ci sentiamo male, come se fossimo gonfi. Mentre quando le cellule perdono qualche sostanza è come se ci fossimo ritirati e questo influisce negativamente alla nostra salute. L’organismo va gestito nella maniera stabile. Il compito principale di Alveo è la purificazione degli spazi intercellulari da tutte le sostanze inutili ed il mantenimento del livello ottimale di afflusso delle sostanze alimentari alle cellule.

Da dove nascono le allergie?
Allergia è il disturbo nel sistema immunitario ed essa rende visibili i problemi della salute. Lo scopo principale di utilizzo di Alveo è la purificazione del sistema digerente. Per fare un esempio esso potrebbe essere paragonato ad un sistema dei tubi in un edificio che con passare gli anni, essendo utilizzato, diventa sporco e quindi sporca tutto ciò che passa tramite esso. Anche quello che passa è pulito, lascia sempre qualche reso e quindi il diametro diminuisce. Le sostanze alimentari sono fornite tramite intestini. Se in essi si trovano dei resti quelle sostanze passano all’organismo e tutti i sistemi, compreso immunitario, non funzionano correttamente. Possono nascere dei problemi nella emissione delle proteine speciali, immunoglobuline e diventiamo sensibili ad alcuni elementi degli alimenti oppure altri fattori come la polvere, erba o pelame. Immunoglobuline sono prodotte in una parte dell’intestino tenue. Se in quella zona sono accumulate le tossine, il trasporto di immunoglobuline diventa impossibile. Alveo è uno strumento efficace e leggero che purifica da quelle tossine.
Spesso capita che il preparato viene comprato dalle persone più giovani per i genitori ammalati. E invece anche il loro stile di vita è simile e anche loro potrebbero ammalarsi. Alveo potrebbe essere un rimedio?
Spesso succede che aiutiamo gli altri dimenticandoci che soprattutto dobbiamo tutelare la propria salute. E’ meglio provvedere contro le malattie che aspettare che ci sia una necessità di intervento medico. Dobbiamo capire che giorno dopo giorno respirando e alimentandoci assorbiamo sempre più tossine. Se il fegato ed i reni non riescono a filtrarle, esse si cumulano nell’organismo, circolano col sangue e rallentano i processi vitali. Noi continuiamo a crescere fino all’età di 25 anni circa, dopo iniziamo a invecchiare perciò le funzioni dell’organismo rallentano. Per questo sempre più persone hanno dei problemi con la salute. Se nel momento giusto non inizieremo a provvedere nella cura della salute, non dobbiamo stupirci che a 50 anni inizieremo ad ammalarci.
Alveo non contrasta con la terapia farmacologia?
Bevendo alveo non bisogna non prendere più dei medicinali prescritti. Ma dopo 2 – 4 mesi quando lo stato d’animo, lo stato della salute e gli esiti degli esami migliorano bisogna rivedere col medico la quantità dei medicinali da prendere. L’unico contrasto per prendere Alveo sono le sessioni di chemioterapia nella cura delle malattie tumorali. Quella specie di terapia influisce al sistema immunitario. Si creerebbe quindi un cerchio chiuso: da un lato rafforzamento e dall’altro indebolimento. Un altro contrasto per utilizzo di Alveo è il momento dopo il trapianto degli organi. Negli altri casi possiamo bere Alveo anche perché aumentando lo spazio di assorbimento nell’organismo il preparato migliora l’efficacia dei farmaci
Grazie per la disponibilità.

Wednesday, March 31, 2010

La Liquirizia (Glycyrrhiza Glabra)



















Per saperne subito di più  entra nel sito: http://erbedellasalute.elitaris.com/index.php

La Liquirizia (Glycyrrhiza Glabra) è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Leguminose. Può superare il metro e mezzo d'altezza. I piccoli fiori sono di colore viola-azzurro intenso.

Il nome significa "radice dolce" e deriva dal greco (glykys =dolce e riza =radice).
Cresce lungo le calde coste dell'Europa mediterranea in terreni sabbiosi, aridi e argillosi e in Paesi dell’Asia meridionale come Cina, Afghanistan, Pakistan e Turchia. In Italia è presente in Abruzzo, Basilicata, Sicilia e, soprattutto, in Calabria (dove, secondo l’autorevole Enciclopedia Britannica, si coltiva la miglior qualità di liquirizia del mondo).

È una pianta aromatizzante, dissetante e dolcificante. Le radici, sbucciate e fatte essiccare, vengono vendute sotto forma di bastoncini di piccole dimensioni da masticare, ma sono impiegate soprattutto per l'estrazione del succo che ha un sapore agrodolce ed è costituito per il 10-20% da glicirrizina. Una lunga bollitura dalle radici permette di ottenere un succo molto scuro, che costituisce la base per la produzione della liquirizia nera e viene utilizzato per vari scopi: aromatizzare e colorare la birra, preparare pasticche, realizzare prodotti farmaceutici e di erboristeria, migliorare l’aroma e la qualità del tabacco.

Storia

L’utilizzo della liquirizia risale a molto tempo fa, era conosciuta in Asia già nel 3000 a.C. Viene citata nel Pen Ts’ao Ching, il primo e più classico erbario dell’antica Cina. La Cina è il Paese dove la liquirizia viene utilizzata da sempre per guarire la tosse, per curare i disturbi del fegato e le intossicazioni alimentari. Era considerata di grande importanza anche nell'antico Egitto, in Assiria e in India. Pare inoltre che due famosissimi medici dell’antica Grecia, Ippocrate (il “padre” della medicina) e Galeno, la prescrivessero per curare le coliche, la tosse e i disturbi dello stomaco. Sant' Ildegarda da Bingen, nel XII° secolo, la prescriveva per i problemi gastrici e cardiaci. I frati domenicani nel XV° secolo ne promossero una maggior diffusione in Europa.
L’utilizzo della liquirizia è continuato nei secoli, ma venne valorizzato dalla medicina negli anni ’50, quando gli studi dimostrarono che era in grado di cicatrizzare le ulcere dello stomaco.

Proprietà

Il principio attivo più importante della liquirizia, oltre alle vitamine, è la già citata glicirrizina che svolge un’azione antinfiammatoria (grazie alla presenza di flavonoidi) ed antivirale. La liquirizia diminuisce la densità sul muco dei bronchi e dei polmoni e ha un effetto fluidificante, antispasmodico ed espettorante nelle forme catarrali. Avendo proprietà emollienti, è efficace contro la tosse ed il mal di gola. È ottima, inoltre, contro le ulcere duodenali e le gastriti.
La liquirizia è anche una delle poche piante efficaci per aumentare la pressione arteriosa negli individui che soffrono di ipotensione. Esercita anche una blanda azione lassativa grazie alla presenza di mannite, agendo efficacemente contro la stitichezza. La radice di liquirizia svolge un’azione diuretica e digestiva. Dal punto di vista dietetico, la liquirizia viene utilizzata per creare l’”effetto di sazietà”.

I flavonoidi contenuti nella liquirizia svolgono una potente azione antiossidante e combattono i radicali liberi, proteggendo anche il cuore.

La liquirizia è efficace nella terapia delle malattie croniche del fegato e delle malattie reumatiche.
Viene impiegata anche nelle cure dell’equilibrio ormonale. I decotti di liquirizia vengono inoltre utilizzati per combattere il tabagismo.

La liquirizia, comunque, va assunta occasionalmente, prestando attenzione a non superare il dosaggio di mezzo grammo al giorno di glicirrizina. Un eccessivo consumo di liquirizia può causare ipertensione. La liquirizia è inoltre sconsigliata alle donne in stato di gravidanza o allattamento e ai diabetici.

Utilizzata esternamente, la liquirizia è utilizzata come antisettico e come cicatrizzante. Viene utilizzata anche nella terapia dell’Herpes e delle infiammazioni cutanee come le dermatiti, l'eczema e la psoriasi.

Utilizzo alimentare e curiosità

La liquirizia viene largamente impiegata per la preparazione di dolci, caramelle, confetti, decotti, tisane (e perfino marmellate!).

Pare che bastoncini di liquirizia siano stati ritrovati nella tomba del faraone egiziano Tutankamon.

Quando i primi coloni giunsero nel Nord America, notarono che i pellerossa utilizzavano infusi di liquirizia americana come lassativo, per la cura delle malattie dell’orecchio e per coprire il sapore amaro di altre erbe.



Thursday, February 18, 2010

Achillea Millefoglie


L’Achillea Millefoglie (Achillea millefolium L.) è una pianta sempreverde di tipo erbaceo, perenne ed intensamente aromatica.

Viene chiamata anche con una svariata quantità di altri nomi suggestivi.
Eccone alcuni: Erba dei Somari, Erba del Soldato, Erba del Marchese, Erba Pennina, Sanguinella, Stagnadora, Stagna Sangue, Erba dei Tagli, Erba de Feridas, Cent Pied.

Ha un fusto rigido e ramificato, foglie leggermente pelose, frastagliate (da qui il nome: Millefoglie) e lanceolate e fiori profumati bianchi o con sfumature rosa. Ha un’altezza compresa tra i 50 cm. ed il metro e mezzo. La sua radice è strisciante e tortuosa.

Originaria dell’Europa, dell’Asia settentrionale e dell’America settentrionale, l'Achillea Millefoglie è diffusa nell’ Italia settentrionale e sugli Appennini. Fiorisce sia in pianura che in montagna. Si trova solitamente in prati, pascoli e campi incolti, lungo i bordi dei sentieri e delle rocce fino ad oltre 2.200 mt. di altitudine. Non soffre il clima secco o freddo, ma si tiene lontana da habitat troppo umidi. In alcuni casi è infestante. Presenta un centinaio di varietà.
Alcuni nomi popolari con cui viene chiamata: “Erba dei Tagli”, “Erba de Feridas” o “Stagna Sangue”, confermano chiaramente le sue proprietà cicatrizzanti e le proprietà curative sugli arrossamenti e le infezioni cutanee.

Proprietà e Utilizzi:

L’Achillea Millefoglie ha una serie di proprietà quasi infinita e profondi effetti, sia nei trattamenti interni che esterni.

Viene utilizzata sia dalla medicina alternativa che da quella tradizionale per curare ferite, emorragie, febbre, epilessia ed ipertensione.

Ha proprietà aromatiche, emostatiche, batteriostatiche, espettoranti, antiseborroiche, antisettiche, diuretiche, antinfiammatorie (grazie alla presenza di azulene, acido salicilico, mentolo e tannini), sedative e antispasmodiche (aiuta, in particolare, a diminuire il dolore ed il ritorno del flusso mestruale e si utilizza anche per maschere calmanti e bagni rilassanti).

Come già ricordato, l’Achillea favorisce la cicatrizzazione e la disinfezione delle ferite (anche quelle ulcerose). Riattiva inoltre la circolazione e svolge un’azione astringente, antinfiammatoria e antisettica sulle mucose, sia interne che esterne.

Utilizzata come amaro-tonico, grazie all’ azulene, è in grado di rilassare la muscolatura liscia dell' apparato digerente, di stimolare l'appetito e di migliorare la digestione.

Si dimostra utilissima nella cura delle emorroidi, in particolare di quelle sanguinanti, grazie alla presenza dell'achilleina e dell'achilletina.

Viene usata nelle terapie dei disturbi gastrici e di quelli cardiocircolatori, delle prostatiti e della nausea.
Rallenta le diarree, viene utilizzata anche in caso di infiammazione dei reni e di colite, di dolori muscolari e torcicollo, come depurativo e come dimagrante. Attenua persino i fastidi della menopausa.
Viene utilizzata esternamente per impacchi contro le screpolature, per le varici e nel settore cosmetico, per pomate e creme solari.

Ha infine proprietà vasodilatatorie, è quindi perfetta per mani e piedi freddi.

Vengono utilizzati soprattutto i fiori e le foglie. L’impiego farmaceutico e fitoterapico dell’Achillea avviene sotto forma di decotto, di infuso, di succo di pianta fresca, di tintura madre e di olio essenziale (quest’ultimo è molto efficace per calmare i dolori reumatici e le nevralgie).

Il momento migliore per la raccolta dell’Achillea è l’estate, quando cominciano ad essiccare sia le foglie che i fiori. Questi ultimi devono essere raccolti di preferenza quando il sole è rovente e le loro qualità aromatiche e terapeutiche sono massime.

Storia e curiosità

Il nome “Achillea” è da collegare all’eroe greco Achille. Secondo quanto tramandatoci da Plinio, Achille curò le ferite di Telefo, re della Misia, e dei suoi compagni di guerra, nell'assedio di Troia e in altre battaglie. Sembra che ad informare Achille delle capacità cicatrizzanti ed emostatiche della pianta fu il suo maestro Chirone. Il nome definitivo della pianta fu comunque scelto da Linneo. Anche il medico greco Discoride la raccomandava per la cura delle ferite.

Nella medicina tradizione cinese, l’Achillea veniva impiegata per curare le irritazioni e i gonfiori provocati dai morsi dei cani e dei serpenti.

In India, è considerata efficacissima per la cura della febbre dalla medicina tradizionale Ayurvedica.

Nella tradizione medica degli indiani d’America sono assai note le sue qualità antispastiche.

I Celti la usavano nelle cerimonie magiche, in Irlanda veniva utilizzata per scacciare il malocchio e le malattie, i Cinesi la impiegavano per predire il futuro.
L'Achillea Millefoglie era ricercatissima in passato anche da spadaccini e sciabolatori per le sue proprietà cicatrizzanti.

Cucina

Il gusto dei fiori dell’Achillea è amarognolo, ma gradevole. Viene impiegata come aromatico e come aperitivo. Le foglie e i fiori essiccati vengono impiegati nella preparazione di alcuni liquori (soprattutto le varietà nane delle Alpi). Il celeberrimo genepy bianco, utilizzato nella preparazione di liquori ed amari, è in realtà una varietà di Achillea: l'Achillea moscata.
In Svezia veniva impiegata per fare la birra.

Le foglie più tenere, particolarmente aromatiche, possono essere aggiunte ad insalate e minestre. L’Achillea è eccellente anche per insaporire alcune salse.

anche Achillea Millefoglie fa parte di Alveo

Monday, November 9, 2009

Fucus vesiculosus



Il Fucus vesiculosus, conosciuto anche col nome di Quercia Marina, Alga Bruna o Alga delle Rocce, è l’alga marina più conosciuta nelle isole britanniche. Vive sulle coste del Mare del Nord, del Mar Baltico occidentale, sulle coste dell’Oceano Atlantico (avendo come limite meridionale le isole Canarie) e dell’Oceano Pacifico, di preferenza nelle acque fredde o temperate.

Appartiene alla famiglia delle Fucacee. Si presenta come un disco a ventosa con cui si aggrappa alle rocce con un germoglio morbido e piatto color verde oliva. Le sue fronde hanno una ramificazione dicotomica e vescicole piene di gas. Può superare il metro di lunghezza.

I suoi componenti principali sono lo iodio e molti altri sali minerali ed oligoelementi, l’acido alginico, l’acido ascorbico, i polifenoli, i carotenoidi (in particolare la fucoxantina), le vitamine (in particolare la vitamina C, ma anche A, B, B2, B12, E e provitamina D) e moltissimi aminoacidi.

Il Fucus vesiculosus, rappresenta una sorta di concentrato di acqua di mare ed un complemento alimentare eccellente per la qualità e la quantità di vitamine e minerali di cui è costituito. Può integrare le cure marine suggerite agli anziani, soprattutto quelle dei reumatismi. È consigliato anche ai bambini linfatici e cagionevoli e ai malati cronici.

I principi attivi con maggiore attività farmacologica presenti nel Fucus vesiculosus sono lo Iodio e gli Alginati. Per il suo contenuto di iodio, ma anche di bromo, il fucus è consigliato nella cura dell’ipotiroidismo. Lo iodio viene assorbito con facilità dall'organismo e va a concentrarsi nella tiroide sulla quale ha un effetto complesso; in dosi fisiologiche e in soggetti affetti da ipotiroidismo può stimolarne il funzionamento.

L’aumento della funzionalità tiroidea può incrementare il metabolismo basale e quindi un maggior consumo di calorie “a riposo”. Il Fucus vesiculosus può provocare senso di sazietà e una diminuzione dell’assorbimento dei grassi. Per questi motivi viene ampiamente utilizzato come ingrediente nei prodotti dimagranti. Gli Alginati di cui è composto formano gel viscosi che proteggono la mucosa dello stomaco e ne riducono le secrezioni acide. Per tale motivo l’Alga Bruna è efficace anche contro il reflusso gastro-esofageo.

Nell’Ottocento il Fucus vesiculosus era la fonte principale di iodio conosciuta. Veniva utilizzato per curare il gozzo (o struma), un rigonfiamento del collo dovuto ad una malformazione della tiroide causata proprio da una carenza di iodio. Fu nel 1860 che al Fucus vesiculosus vennero per la prima volta riconosciute anche proprietà che permettevano di combattere l’obesità. Fu pertanto inserito in molte cure e diete che avevano come obiettivo la perdita di peso.

L’Alga Bruna ha inoltre un’ottima attività diuretica e combatte efficacemente la cellulite ed i suoi inestetismi. Contiene infatti l'acido alginico che può assorbire una quantità d'acqua pari a cento volte il suo peso(da qui l'impiego anticellulite).

L’algina si usa in farmacia come eccipiente per le sue proprietà emulsionanti e in cosmesi per la realizzazione di prodotti rimineralizzanti ed anticellulite.

L’acido alginico ricavato dal fucus può essere lavorato per ottenere fibre tessili, utilizzate anche in chirurgia.

In agricoltura, specie in quella biologica, il fucus viene utilizzato come foraggio e come fertilizzante.

Nel campo alimentare, in Giappone, l’alga bruna viene consumata regolarmente per equilibrare la dieta ricca di riso e di pesce. Viene ritenuta tonificante e stimolante per lo svolgimento di tutte le attività vitali, compresa l’attività sessuale. Il consumo alimentare di quest’alga è comune da tempo anche ad altri Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico e, recentemente, si sta diffondendo anche in Europa.

Anche Fucus Vesiculosus fanno parte di 24 erbe di ALVEO



Monday, November 2, 2009

Crondo Crispo


Il Crondo Crispo (Chondrus crispus) o Carrageen (dal nome di un villaggio della costa meridionale irlandese) è un’alga rossa che prospera abbondantemente nelle acque delle coste atlantiche dell’Europa settentrionale, soprattutto Irlanda, Francia e Norvegia, e del Nord-America (Labrador e New Jersey in particolare). Il vocabolo della lingua gaelico irlandese carraigín significa: "piccola roccia".

Si tratta di una piccola alga perenne a cespuglio, con fitte ramificazioni lunghe dai 15 ai 30 cm di norma rosse e violette, ma a volte anche marroni o verdi. Ricopre come un manto le rocce lungo la costa atlantica, dove l'acqua è più bassa.

Il Crondo Crispo ha diverse proprietà. Viene utilizzato come lenitivo, rilassante, espettorante, tonico e demulcente (forma cioè uno strato protettivo che riveste le mucose irritate) contro la faringite, la bronchite e la tosse, specialmente quella irritante e secca. Cura le infezioni polmonari, in particolare quelle croniche, e le infezioni delle vie urinarie. Viene impiegato inoltre nella cura dell’ulcera, della gastrite, della dissenteria e delle malattie dello stomaco. Il Chondrus Crispus è un'alga costituita da fibre igroscopiche (carragenani) che formano nell'intestino un densa massa gelatinosa. Questa “gelatina” ha il potere di agire come sollievo nei casi di stitichezza e di irregolarità intestinale, mantenendo sano e pulito il colon e contribuendo a ricreare la flora batterica intestinale.

La carragenina, la componente gelatinosa del Crondo Crispo, depura in profondità l'organismo, mantenendo l'intestino libero dalle tossine e dalle impurità. L’azione depurativa nel colon avviene per trascinamento meccanico e per “chelazione”, un processo di drenaggio che permette di eliminare le tossine, i residui chimici e i metalli pesanti accumulati nelle vene e nelle arterie, andandoli a “raccogliere” all’interno dell’organismo per mezzo del sangue.

Il Crondo Crispo possiede anche proprietà lenitive e leviganti sulla pelle.

Per le sue proprietà addensanti, gelificanti ed emulsionanti conosciute da diversi secoli dagli irlandesi e dovute all’alto contenuto di amidi e polisaccaridi, viene utilizzato anche nel settore alimentare e culinario. Viene infatti utilizzato, in modi diversi, per zuppe, minestre, stufati, gelatine, salse, gelati e confetti.

Il Chondrus crispus è nutriente, è ricco di vitamina C e di minera, soprattutto iodio.
Una curiosità: durante la seconda guerra mondiale, sulle isole che si affacciano sul Canale della Manica, il cibo scarseggiava. Le popolazioni di quelle zone si trovarono costrette a consumare grandi quantità di Crondo Crispo. Ebbene, si verificò una sensibile diminuzione della frequenza di infezioni bronchiali e di raffreddori!



Monday, October 19, 2009

Peperoncino


Peperoncino:

Il Peperoncino è un’interessantissima pianta erbacea che fa parte del genere Capsicum, della famiglia delle Solanacee. Il nome derivebbe dal vocabolo latino capsa che significa “scatola”.Il termine richiama la forma del frutto, somigliante ad una scatola che racchiude i semi. C’è chi dice, invece, che il termine discenda dal nome greco kapto, che vuol dire morsicare, con riferimento al gusto piccante che “morde” il palato durante il pasto o al fatto che il peperoncino stimolerebbe l’appetito e indurrebbe a “mordere” avidamente. Il termine “peperoncino” si riferisce invece all’affinità del gusto (ma non dell’aspetto) con quello del pepe.
Le piante si presentano sotto forma di cespuglio, con foglie di colore verde chiaro e fiori bianchi stellati a 5-6 petali su fusti teneri. La loro altezza varia dai 40 agli 80 cm. Il frutto, il peperoncino, è una bacca che può avere colore rosso, verde o giallo e che ha dimensioni e forma diverse in base alla varietà: ha forma bislunga e conica “a sigaretta”, con l’apice appuntito e a volte ricurvo, oppure tondeggiante, “a ciliegia. Possiede numerosi semi a forma di piccoli dischetti giallastri all’interno. Si tratta di un arbusto perenne a vita breve che ha bisogno di molta acqua. Può essere coltivato, in effetti, un po' ovunque: in campagna, come nei giardini, sui terrazzi e sui balconi in città. Ben esposto al sole, preferibilmente.

Le 5 tipologie di peperoncino più comuni

(e che vengono talvolta ibridate) sono:
L'origine del peperonciono...

L'origine del peperoncino è incerta. Di sicuro proviene dal Sudamerica, molto probabilmente dal Perù o dalla Bolivia.

È conosciuto da tempi antichissimi: in Messico il peperoncino piccante veniva utilizzato come alimento, ma anche per scopi terapeutici, dai Maya. Da almeno 5000 anni prima della nascita di Cristo era una pianta coltivata comunemente in Cile e Messico, come testimoniato da diversi reperti archeologici. A quell’epoca i peperoncini erano, inoltre, le uniche spezie utilizzate in Perù. Il peperoncino veniva chiamato, allora come oggi (in tutta l’America Latina): "Chili", termine di derivazione azteca.
In Texas "Chili" è divenuto oggi sinonimo di un piatto tipico formato da fagioli, carne e peperoncini piccanti. Del resto, anche in lingua inglese il peperoncino è chiamato “Chili Pepper”.

Quando gli spagnoli sbarcarono in America, gli Aztechi avevano già creato varietà numerosissime. Esistono molte testimonianze che associano l’ultimo signore degli Aztechi, il celeberrimo Montezuma, all’impiego del peperoncino. Si dice che lo mangiasse in diverse pietanze e che lo bevesse anche mescolato con il cacao. Cristoforo Colombo lo importò in Europa dalle Americhe alla fine del 1400. Il primo europeo che lo assaggiò fu Diego Chanca, il medico di bordo che partecipò alla seconda spedizione di Colombo. Lo scoprì osservando la popolazione locale che lo utilizzava come nutrimento e lo impiegò come condimento.
In Europa, inizialmente, fu denominato: "Pepe delle Indie". I guadagni che gli spagnoli si aspettavano dal commercio del peperoncino (come accadeva con altre spezie preziose orientali, come cannella, noce moscata etc.) furono però insoddisfacenti, poiché il peperoncino si diffuse molto velocemente, grazie alla sua facilità di coltivazione ed adattamento al clima in tutte le regioni meridionali dell’Europa. I peperoncini potevano essere coltivati anche negli orti delle case o sui davanzali delle finestre. Il peperoncino venne chiamato anche "la droga dei poveri" in contrapposizione col pepe, più raro, costoso e riservato alle classi sociali più elevate. Venne presto utilizzato in cucina per le sue proprietà aromatizzanti e fu esportato e trapiantato in Asia e Africa, ove si acclimatò, si diffuse con molto successo e divenne ingrediente, a volte fondamentale, delle cucine tradizionali indigene.

Agli inizi del 1800 venne isolato l’alcaloide principale responsabile della "piccantezza" del peperoncino. A metà dello stesso secolo, venne sintetizzato e chiamato Capsaicina.

Che cos'è la capsicina?

La capsaicina, se consumata in dosi eccessive, provoca dolore e infiammazioni e può addirittura causare vesciche e piccole ustioni (i peperoncini della varietà habanero, ad esempio, vengono raccolti con i guanti). È anche il principale ingrediente nello spray anti-aggressione al peperoncino.

La piccantezza dei peperoncini viene misurata tramite la scala di Scoville (il peperone dolce ha, ad esempio, zero unità Scoville). Uno dei metodi migliori per alleviare e rimuovere la sensazione dolorosa e di bruciore causata dal peperoncino è quello di mangiare yoghurt, formaggio o un pezzo di pane (meglio la mollica) inzuppato nell’olio. Oppure, bere semplicemente del latte. La capsaicina, infatti, si scioglie facilmente nei grassi.

Lo scienziato ungherese Szent-Györgyi, premio Nobel per la medicina nel 1937, scoprì nel peperoncino un’importante sorgente di acido ascorbico (Vitamina C) che permise di arrestare le morti per scorbuto, malattia che uccideva migliaia di marinai. Ciò contribuì a nobilitare ancor di più il valore di questa preziosa pianta.

Proprietà del peperonciono:


Grazie soprattutto alla presenza di flavonoidi e di capsaicinoidi, il peperoncino ha proprietà antibatteriche. Come già ricordato, è ricco di vitamina C e ha numerosissimi effetti benefici sulla salute, purché venga impiegato con buon senso ed in assenza di problemi gastrointestinali. Il peperoncino ha un forte potere vasodilatatorio, antiossidante e anticancerogeno. Inoltre, si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, tosse, faringite, laringite, rinite allergica, asma, sinusite e bronchite. È considerato, comunemente e a ragione, un ottimo digestivo. Queste proprietà derivano principalmente dalla capsaicina, in grado di aumentare la secrezione di succhi gastrici. Il peperoncino stimola l’intestino e favorisce il passaggio e l'evacuazione. Il celere transito intestinale, in combinazione con le virtù antibatteriche ed antifungine, evita la fermentazione e la formazione di gas intestinali e di tossine.

Il peperoncino può essere usato anche come antidolorifico nelle artriti e in alcuni tipi di nevralgie e cefalee. Il potere afrodisiaco del peperoncino, invece, non è stato confermato in termini assoluti dal punto di vista scientifico.

Viene utilizzato anche dalla medicina omeopatica e, come rimedio, da diverse medicine tradizionali popolari (ad esempio: dalla medicina Ayurvedica).

Da quanto emerge da alcuni studi, il peperoncino piccante avrebbe un’azione anestetizzante sul corpo e contribuirebbe a ridurre il colesterolo e a prevenire le cardiopatie. Gli sviluppi terapeutici in questo senso sono però ancora allo stato iniziale.

Altre proprietà terapeutiche riconosciute al peperoncino sono le seguenti:

  • Regola in modo efficacissimo la pressione sanguigna (proprietà molto nota e fondamentale);

  • Protegge i capillari;

  • Combatte l’insorgenza delle vene varicose, favorendo la circolazione sanguigna;

  • Facilita la coagulazione del sangue e agisce come disinfettante;

  • Cura l'ulcera gastrica, le emorroidi e le ragadi, se utilizzato con moderazione;

  • È indicato per le terapie contro la depressione, l'ansia, l’anoressia e l’alcolismo;

  • Favorisce la sudorazione e viene utilizzato in caso di otite ed insufficienza epatica;

  • Viene utilizzato anche contro la stitichezza, la cellulite, l’obesità, il mal di denti;

  • Cura la colite, i reumatismi, le distorsioni, le lombaggini e il torcicollo;

  • È utile contro la psoriasi, l’herpes zoster e l’acne giovanile;

  • Rallenta la caduta dei capelli e riduce l'incontinenza urinaria;

  • Abbassa il livello dei trigliceridi;

  • Stimola la regolare attività di cuore, reni e polmoni.
Il suo utilizzo in cucina è notorio. Si tratta di un condimento allegro e vivificante, assai popolare. Impiegato con moderazione, è in grado di valorizzare ed insaporire innumerevoli piatti.

È preferibile consumare il peperoncino fresco, per non perderne le proprietà. In ogni caso, il peperoncino può essere conservato benissimo sottolio o in polvere (dopo averlo fatto seccare al sole e tritato).

A livello gastronomico esistono un’infinità di ricette culinarie ed ognuno può lavorare anche con la fantasia, creandone di nuove. Il frutto viene consumato cotto, crudo, essiccato o affumicato. Viene impiegato anche per aromatizzare e per realizzare salse piccanti.

In Italia il peperoncino è utilizzato ampiamente nei piatti regionali, soprattutto nel meridione peninsulare. Sono molto noti, tra gli altri, il salame calabrese nduja e il peperone di Senise lucano.

All'estero il peperoncino, oltre che in Messico (nelle salse, nel chili con carne), viene molto impiegato in Nordafrica (nell’harissa), in Etiopia e in Spagna (nel pulpo gallego, nella paella valenciana e in vari piatti dell’Andalusia). Altre zone di utilizzo massiccio del peperoncino sono il sud-est asiatico, la Cina, l’India e la Corea.

Il peperoncino è presente nella bevanda Alveo di Akuna sottoforma di estratto della specie Capsicum frutescens. Questa tipologia comprende peperoni e peperoncini che, come anticipato nella classificazione delle 5 specie più diffuse, viene coltivata principalmente nella varietà Tabasco (utilizzata per l'omonima salsa Tabasco). Il frutto (talvolta piuttosto piccante, come nel caso delle varietà bird’s eye e santaka), inizialmente di colore verde, offre colorazioni del frutto maturo dal rosso-arancio, al giallo e persino al viola